Gesù 51 – Secondo Giovanni

Introduzione ripresa dal volumetto “I Vangeli dell’estate”
Il Vangelo di Giovanni ha uno scopo preciso che può essere colto cominciando dalla fine: Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (20,31), o meglio da quella che era la fine della prima redazione del Vangelo. Questo Vangelo si distingue nettamente dagli altri tre (peraltro chiamati sinottici – “che possono essere guardati insieme”). È il Vangelo scritto per ultimo, anche perché il discepolo Giovanni fu l’ultimo a morire (intorno al 100 d.C.). La storia della sua composizione è molto complessa, e le teorie non sempre sono concordi, per questo non ci soffermeremo su questo ci basti ricordare tre elementi: una prima tradizione, più che mai orale, cominciò a circolare intorno al 70, un anonimo discepolo di Giovanni, che viveva nella sua comunità, raccolse il tutto e nel 90 fu redatta la prima versione scritta che comprendeva l’opera attuale escluso il capitolo 21. Un altro discepolo di Giovanni, intorno al 100 vi aggiunse il capitolo 21 dando completezza all’opera. I Padri della Chiesa (la catena diretta di testimoni è: Giovanni-Policarpo-Ireneo) ne parlano già agli inizi del II secolo come di un Vangelo in uso alla comunità. La comunità di riferimento è quella di Efeso ove Giovanni viveva e ove la tradizione e le testimonianze vogliono sia la sua tomba. Per questo e per altri motivi il quarto vangelo non può non essere illuminato dalla luce di una cultura fondamentale in tutto il mediterraneo: la cultura ellenistica.
L’opera può essere divisa in due parti anticipate da un prologo (1,1-18) e chiuse da un epilogo (21,1-25): il libro dei segni (1,19-12,50) che si conclude con un passaggio-lancio verso la seconda parte (12,37-50, il libro della glorificazione (13,1-20,31). Nota di rilievo sia il fatto che nella prima parte Gesù si rivolge a tutti, nella seconda si rivolge invece solo ai “suoi”. Intento principale del Vangelo è rivelare Cristo. In nessun altra parte del N.T., come in Gv Cristo parla di se stesso. Il racconto di Giovanni è condotto in modo da far apparire il progressivo svelarsi di Gesù, e quindi il progressivo manifestarsi della fede e dell’incredulità. È per questo che il quarto vangelo ha un carattere dinamico e drammatico. In ogni episodio c’è una rielezione di Gesù, che impone di prendere posizione: o la fede o l’incredulità. E gli episodi sono disposti e concatenati in modo da formare un crescendo: Gesù svela sempre più il proprio mistero e gli spettatori sono costretti o a mantenere e a purificare la propria fede, o a chiudersi in un’incredulità sempre più cosciente e decisa. La drammaticità del racconto si fa più evidente se teniamo presente che per Giovanni il decidersi pro o contro Cristo è l’anticipo del giudizio finale. B. Maggioni. La vicenda di Gesù viene testimoniata da Giovanni come un evento storico realmente accaduto, ma in modo non direttamente intelleggibile come una cronaca. Giovanni ci coinvolge in un incontro con Cristo che può avvenire soltanto se, per leggere il fatto storico, si possiedono gli occhi della fede, soltanto se lo Spirito, soffiando, fa vibrare insieme le pagine del libro ed il nostro cuore. Se lo Spirito soffia allora il libro apre i suoi tesori e ci mostra, al suo interno tanti fili intrecciati fra loro: la Pasqua, l’Eucaristia, la Chiesa, la fede, la salvezza finale ………. .

Gesù è quel profeta grande che Dio promette, dopo Mosè, nel Deuteronomio.
Gesù è il re – Messia atteso.
Ma supera infinitamente tutte e due le figure.
Per seguirlo bisogna “vedere” I segni, ma soprattutto ascoltare la sua Parola.
Autore: l’Apostolo Giovanni – il discepolo amato … una questione complessa
Tradizioni orali, piccoli resoconti scritti ad uso della liturgia e della catechesi, raccolta del materiale prima della morte dell’apostolo-testimone, redazione finale postuma.
Luogo: Efeso (per alcuni la Siria)
Periodo: 80-110
Giovanni si differenzia notevolmente dai sinottici.
La cronologia della vita di Gesù in Gv può mandare in crisi le nostre conoscenze derivare dai sinottici.
Il concordismo è la peggiore lettura che possiamo fare.
Occorre invece tenere sempre presente che i vangeli sono libri di teologia …
La teologia di un autore è il suo punto di vista.

Giovanni usa contenuti e linguaggio per rivolgersi ad ogni uomo, di ogni nazione.
Gesù Cristo è venuto a portare la salvezza universale.
Giovanni esprime concetti grandi con un greco relativamente semplice.
Caratteristiche fondamentali dell’opera sono: le inclusioni, i doppi significati e i fraintendimenti, l’ironia, le frasi “fra parentesi” esplicative.
Dal molteplice tende sempre all’unità superiore (es. da molti comandamenti ad uno, …)
È simbolico perché tiene insieme simbolo e realtà superiore .
Ha un approccio radicale. Senza mezzi termini.
Usa linguaggio dualistico: luce-tenebre …

Divisione
Il libro può essere diviso secondo diversi criteri: in due grandi partiti, secondo le feste di Israele …
1,1-18 prologo
1,19-12,50 Libro dei segni
13,1-20,29 Libro della gloria
20,30-31 epilogo
21 seconda conclusione aggiunta.

Linee teologiche

Il Padre
Ama l’uomo e invia il Figlio. I due sono una cosa sola.

Il Figlio
Giovanni ha una cristologia “alta”. Gesù è dichiarato da subito Dio. Viene da Dio è a Lui ritorna.
È figlio di Dio, ma anche figlio dell’uomo.
In Giovanni Gesù pronuncia la formula “Io sono”, da sola o seguita da altro: la luce, la verità …
Da meditare

Lo Spirito
Assiste Gesù durante tutta la sua missione. Sarà inviato, dal Padre e dal Figlio, sugli Apostoli, a guidare la Chiesa e su noi.

La Chiesa
Gesù parla a ognuno. Ma parla al “gruppo”.
Ovile, pastore, vigna …
Dio forma un popolo.

Escatologia
In Giovanni chi crede in Gesù non muore. È già salvo.
Ma vi sarà anche una ultimo giorno.
In mezzo sta la Chiesa del “già” e del “non ancora”.

Lettura

1
È capitolo meraviglioso e difficile.
Logos viene tradotto in vari modi: verbo, parola, … può avere diversi significati, nessuno è completamente adatto.
La teologia riprende il libro della sapienza.
Anche se il linguaggio è influenzato da altre culture.
Figli di Dio si nasce, ma lo si deve anche diventare!
È la fede nel suo nome (la sua persona) che ci fa figli di Dio.

Con la missione del Battista inizia il Vangelo.
La salvezza viene ancora dal deserto.
Giovanni non può succedere allo sposo.
Lo sposo è per sempre.
Neanche Giovanni, come noi!, ha un’idea ben chiara di Cristo.

Il discepoli “cercano”.
Chi cercate?
È la domanda che racchiude il Vangelo. Dai primi discepoli alla Maddalena.
La sequela si fonda su due binomi:
Vedere – testimoniare
Ascoltare - seguire

2
Iniziano i segni.
L’ora non è giunta.
La gloria di Gesù si rivela da subito.
Non sanno da “dove” viene il vino.
Il “dove” è cercare la divinità di Gesù.
Il vero sposo delle nozze è Gesù.
Con Gesù tutto è nuovo: l’alleanza, la Torah, le abluzioni ….
Il nuovo tempio è il corpo di Cristo.
Ma è anche la Chiesa e l’anima del credente.
Gesù conosce il cuore di tutti.

3
Gesù incontra due personaggi “tipo”: Nicodemo e poi (cap. 4) la Samaritana.
Nicodemo, seppur con fatica, esce dalla notte e va verso la luce.
Fa un percorso.
Siamo disposti a camminare?
La salvezza è da ora. Chi crede in Gesù è già salvo.
Giovanni dà un’ultima testimonianza su Gesù.
Giovanni è modello del “testimone”: ci conduce a Gesù poi si ritira.

4
Capitolo fondamentale per la rivelazione di Cristo.
Gesù rompe TUTTE le barriere.
Dal sesso, alla nazione, alla religione …
Si passa gradualmente dal riconoscerlo: giudeo, profeta, Messia, Salvatore del mondo …
Molti “andarono da Lui”, significa credere in Lui.
Gesù compie il secondo segno.
Non credono più per la parola della donna, ma per l’esperienza personale che hanno avuto.

5
Gesù non aiuta ad immergersi, ma salva tutto l’uomo e per sempre.
A meno che l’uomo voglia tornare indietro.
Allora gli accade di peggio, non al corpo ma all’anima.
Gesù opera anche di sabato perché Dio opera. Manifesta la sua uguaglianza con Dio.
Due sono le azioni che si possono compiere di sabato: dare la vita (o toglierla) e giudicare.
Queste sono le azioni di Dio è di Gesù.
ALCUNI (non tutti e tanto meno tutto il popolo) capi dei Giudei non credono a Gesù, anzi vogliono perseguirlo.
Gesù allora avvia un discorso a favore della propria persona e della propria missione.
Chiama in causa (anche se non ne avrebbe bisogno) quattro testimoni:
il Padre, le opere compiute, il Battista e le Scritture.
Il Battista è la lampada, Gesù è la luce.
Confrontare 5,31 con 8,14 per capire la necessità di contestualizzare le frasi.

 

6
Gesù compie il 4° e il 5° segno.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci e il cammino sulle acque.
Gesù sublima l’opera di Mosè.
Nel lago i discepoli sono nelle tenebre perché Gesù non è con loro.
Viene inserito il discorso sul pane di vita.
È un discorso complesso.
Il cibo naturale diventa come colui che lo mangia.
Invece chi mangia il Corpo di Cristo diventa “come” Lui.
È la compenetrazione: Io in Voi, voi in me.
Dopo il discorso del pane di vita il gruppo (non solo i dodici, ma anche i molti discepoli) si divide.
Chi segue è chi lascia.

7
Si svolge la festa delle capanne. Prima legata all’agricoltura, poi all’esodo.
Si facevano libagioni di acqua e si accendevano luci.
Gesù è acqua e luce.
Per chi lo accoglie. Per chi lo accoglie dentro di sé con la fede.
Chi cerca il Messia con le formule va fuori strada.

8
Il racconto dell’adultera è un’aggiunta posteriore. Non è un brano di Giovanni.
Gesù viene messo alla prova. I testimoni tiravano la prima pietra.
La domanda di Gesù è: “dove sono?”
Riprende il discorso di Gesù.
È il capitolo più difficile di tutto il Vangelo.
L’unico peccato nel quarto Vangelo è il non credere a Gesù.
Chi crede vive. Chi non crede muore. Su giudica da solo.
Gesù rivela se stesso e svela i segreti del cuore di ogni uomo.
Non si può più rimanere neutrali.

9
È un racconto delizioso.
Il cieco vede sempre più chiaramente.
Chiama Gesù: uomo, profeta fino all’adozione.
I Giudei diventano sempre più ciechi.
L’ironia di Giovanni fa proclamare, sotto forma di interrogativo, le verità più grandi successi Gesù.

10
È un discorso fondamentale per la nostra fede.
Gesù è il “bel” pastore cioè il pastore ideale.
Caratteristica fondamentale di Gesù pastore è il dare la vita!
Nessuno può fare altrettanto.
Fondamento dell’amore di Gesù per noi è l’amore fra lui e il Padre.
Solo attraverso Gesù possiamo conoscere (in senso di amare) il Padre.
Gesù è pastore e porta del recinto.
Possiamo scegliere di appartenere o meno al gregge di Gesù.
È l’opzione fondamentale.
Gesù è il Padre sono uno.
Il Padre ha santificato Gesù e lo ha inviato nel mondo.
È il dono per la missione.
Ma è necessaria l’accettazione della nostra fede per credere.
Gesù rivela ancora l’incarnazione.
O si crede o si tirano pietre.
Il viaggio di Gesù a Gerusalemme è un grande processo.
Giovanni non ha fatto segni (polemica contro i battisti?), ma è stato testimone perfetto di Gesà.

Dopo questo capitolo iniziava il cap. 13. Forse i capp. 11-12 sono stati aggiunti in seguito.

11
Si avvicina la Pasqua.
La morte e risurrezione di Lazzaro anticipano la Pasqua di Gesù.
Marta, Maria e Lazzaro rappresentano tre tipi di credenti.

Gesù è Signore della vita.

Maria si “leva” dal suo stato di dolore e di disperazione e corre da Gesù.
Gesù ordina di “levare” la pietra. E così la morte viene spezzata.
I romani potrebbe “levare” di mezzo il tempio e la città.

Lazzaro esce con le bende e il sudario, gli serviranno di nuovo.
Gesù uscirà libero per sempre.

I giudei riconoscono che Gesù “compie molti segni”.
“Molti” credono in lui. (non c’è alcuna forma di antisemitismo nell’evangelista!)
I capi (per non perdere le rendite di posizione, uso politico della religione!) optano per uccidere la verità.
La riunione del sinedrio è collocata qui da Gv anziché a ridosso della consegna a Pilato come nei sinottici.

12
Siamo alla domenica prima di Pasqua. Ogni famiglia doveva procurarsi un agnello.
Cristo è il nuovo ed eterno agnello.
L’unzione di Betania anticipa la morte e la sepoltura di Gesù.
L’amore di Maria è assoluto.
Tutta la casa (la famiglia, la Chiesa … si riempie del profumo di Gesù.
Nel corso del Vangelo Gesù ha detto: “non è ancora giunta la mia ora”.
Adesso è giunta.
Gesù prima aveva rifiutato di essere incoronato re.
Adesso accetta.
Ma a modo suo.
Non cavalca il cavallo dei trionfatori, ma l’asino dei miti.
La folla osanna, i discepoli non comprendono.
Prima devono vivere la Pasqua, poi si ricordano e vivono.

È arrivata l’ora di Gesù ed essendo un tempo teologico rimane per sempre.
Arrivano i greci (non ebrei della diaspora, ellenisti), timorati di Dio è non ebrei.
Alle folle che vogliono seguirlo Gesù indica una sola strada: perdere la propria vita per trovarla.
È l’ultimo discorso di Gesù rivolto a “tutti”.
D’ora in poi si rivolge solo ai discepoli.
Gesù grida a gran voce.
È un messaggio forte, per l’uomo di ogni tempo.
LIBRO DELLA GLORIA

13
Giovanni non racconta il fatto dell’ultima cena, ma il senso. Inserendo la lavanda dei piedi.
Viene usato per Gesù il verbo “sapendo” che indica la piena conoscenza di Gesù.
Il potere di Gesù è servizio.
In questo passaggio Gesù non chiede a chi ama di ricamare Lui, ma di amarsi tra fratelli.
Pietro stenta a capire.
Gesù lava i piedi anche a Giuda.
Al v. 33, dopo l’ambientazione nell’ultima cena, iniziano i discorsi di addio.
Occupano fino al cap. 17.
Sono stati pronunciati da Gesù in momenti diversi.
Il discorso nell’ultima cena si fermava al cap. 14.
Il redattore li ha raccolti insieme.
Sono un genere letterario conosciuto nell’A.T. e in altre culture.

14
Dopo gli annunci della passione gli apostoli sono spiazzati.
Gesù dà loro delle garanzie sul suo ritorno.
E sulla salvezza.
In Giovanni l’escatologia è futura, ma anche presenziale.
Gesù è il Padre sono in comunione perfetta.
In questa comunione vuole fare entrare anche gli apostoli e … noi.
Il Padre ha inviato il primo paraclito: il Figlio; quando l’umanità del Figlio non sarà più visibile invierà un altro paraclito: lo Spirito Santo.
Lo Spirito sarà inviato dal Padre e dal Figlio.
Solo Gesù può donare la pace, intesa come unità di tutti i beni che Dio dona.
Amare è osservare i comandamenti che a loro volta ordinano solo di amare.
Gesù ama il Padre (unica volta che viene detto nel N.T.)
Gesù può tornare al Padre.
Non per volere del maligno, ma “perché il mondo riconosca”.
Il maligno può agire solo fino Dove vuole Dio.

15
Nonostante l’invito di Gesù ad uscire, nessuno si muove ed il discorso continua.
Gesù lascia istruzioni ai discepoli per la vita dopo la sua Pasqua.
La base di tutta la vita dei discepoli, di ogni tempo!, è quella di restare uniti a Gesù.
Senza l’unione con Lui, nulla è possibile.
Uniti a Lui, tutto è possibile.
Fondamento dell’unione è l’Amore.
Non l’amore come sentimento adolescenziale, ma come vita pratica.
Rispettare i comandamenti di Gesù è amarlo.
Il tralcio non può scegliere da solo se staccarsi. Il discepolo può staccarsi dal Maestro.
La missione di Gesù è quella di farci portare frutto.
Per poter chiedere qualsiasi cosa nel suo nome.
Gesù lascia ai discepoli la pace e la gioia. L’ebraico “shalom” ed il greco “chaire”.
C’è una proporzione diretta tra lo stare con Gesù e la gioia.
I discepoli di Gesù saranno suoi amici se sapranno farsi servi fra di loro.
Gv parla di amore tra amici, scambievole, perché l’ambiente del Vangelo è già cristiano. Rm 5,7-8 parlerà di amore per i nemici, non scambievole.

16
1-4a)
Conclude il discorso del capitolo precedente.
4b)-33
L’esperienza terrena di Gesù va verso la sua conclusione.
Alla scrittura del Vangelo la comunità giovannea vive persecuzioni e incertezze.
Gesù parla già da Cristo glorificato.
Il Padre non lascia soli i credenti.
E nemmeno sospende il giudizio sul mondo.
Lo Spirito continua a rivelare la verità. Quella di Gesù e del Padre. Non aggiunge ma spiega.
Credere alla rivelazione di Gesù è la salvezza.
Il mondo che non crede sarà giudicato.
Insieme al maligno che è stato sconfitto definitivamente con la Pasqua di Gesù, ma continua ad esercitare il suo potere su chi non crede.
Chi crede è salvato.
La croce ingenera sempre incredulità e timore. Ma Gesù sarà assente per poco. Gli apostoli potranno incontrarlo subito dopo la Pasqua. E noi possiamo incontrarlo nell’Eucaristia.
Tutti avremo l’incontro finale con Lui.
Chi crede in Gesù riceve lo Spirito entra in comunione col Padre.
Gesù torna al Padre.
I discepoli credono in Lui è lo amano (anche se presto vacilleranno).
Gesù viene da Dio è non conosce solo le risposte dell’uomo, ma anche le domande.
Si chiudono i discorsi di addio ribadendo i due temi fondamentali : la fede e l’amore.

17
Finiti i discorsi Gesù eleva una preghiera al Padre (Cirillo di Alessandria, perfezionato da un teologo della fine del 1500) la chiamerà “preghiera sacerdotale”).
Il Gesù di Giovanni non chiede al Padre di allontanare il “calice”, ma sa che da Dio è venuto e a Dio ritorna.
Il cap. 3 è un’aggiunta liturgica della comunità giovannea.
Gesù prega:
per la propria santificazione;
per i suoi discepoli;
per coloro che crederanno.
È utile confrontare il cap. 17 con il prologo.
Gesù ha sconfitto il maligno, ma i suoi (anche noi) rimangono sotto la sua minaccia.
Per questo Gesù prega il Padre: non per sé stesso, ma per i suoi.
Prega il Padre che li custodisca ma, soprattutto, lo santifichi.
NOI PREGHIAMO PER QUESTO?
Gesù prega per i suoi.
E prega per chi, pur non avendo fatto esperienza diretta di Gesù vivente, crederanno sulla parola degli Apostoli.
Il filo rosso tra Padre, Figlio e credente, perché sia una cosa sola è la Parola.
Gesù chiama Dio:
Padre, Padre santo, Padre giusto.
DA MEDITARE.
La santità ha un aspetto negativo: la separazione dal mondo, ed uno positivo: la consacrazione.

18
La passione si commenta da sola.
Gesù non chiede la propria liberazione, ma quella degli Apostoli.
I nemici di Gesù hanno bisogno di torce e armi: sono nelle tenebre; gli apostoli hanno Gesù.
Il processo è una farsa consegnata per eliminare Gesù.
Il suo regno è l’esistenza di chi lo ascolta e crede in Lui.
Chi sta con Gesù sta con la verità.
Nel grande dubbio di Pietro rappresenta tutti gli apostoli … e tutti noi.
Pietro … e noi, risponde: “Non lo sono”.
Gesù risponde: “Io sono”.

19
Il miglior commento è il silenzio.
L’incoronazione di Gesù è una farsa, per gli uomini.
Per Dio è il potere esercitato nel servizio.
“Ecco l’uomo”. È ogni uomo che soffre.
È l’unica risposta possibile al “dove sei?” che Dio chiese ad Adamo.
Se Gesù parla di peccato significa che non tutto è scritto da Dio.
Anche nel disegno di Dio l’uomo ha la sua responsabilità.
I capi dei Giudei rifiutano la regalità di Cristo (e quindi di Dio) e scelgono Cesare.
In Gv Gesù non viene caricato, ma si carica della croce.
Non vi è alcun cireneo.
Sotto la croce, tra Maria ed il discepolo amato, nasce la Chiesa.
Nella morte di Gesù sono fondamentali i verbi: compiere (compiuto) e adempiere (adempisse).
Gesù compie tutto.
L’ultimo desiderio di fare la volontà del Padre si ricapitola in quella frase “ho sete”.
Di Gesù non è detto “morì”, ma “consegnò” al Padre.
E dona lo Spirito alla Chiesa.

20
Capitolo da meditare parola per parola.
Gesù appare alla Maddalena e agli apostoli.
Sempre di domenica.
Quando viene scritto il Vangelo i cristiani già celebravano la domenica.
La visione di Gesù risorto è importante per la fede dei primi discepoli …
Analizzando a fondo il verbo “vedere”. (Guardare, vedere, osservare, scrutare …)
Ma beati noi se, senza vedere crediamo al Vangelo.
I discepoli credono perché sono stati amati, ma anche perché l’amore ha vinto.

Il riconoscimento espresso da Tommaso di Gesù come “Signore” e “Dio” è la più alta dichiarazione teologica di tutto il N.T.

21
È un capitolo aggiunto successivamente da un redattore.
I discepoli sono tornati a pescare (il senso potrebbe essere anche metaforico, alcuni dei sette non erano pescatori).
Il riconoscimento del Signore è sempre oggetto di fede.
Gesù sfamare ancora i suoi.
La vocazione di Pietro “Simone” viene rinnovata.
Dopo tre tradimenti ci sono tre confessioni.
Gli viene affidata la comunità, presente e futura.
E gli viene chiesta la disponibilità a donare la vita.
Pietro e “il discepolo amato” hanno ruoli diversi nella Chiesa.
Gesù dice ancora oggi: devono pascere le “mie pecore.
Giovanni rimane tra noi per sempre col suo Vangelo.
L’apparizione sul lago può avvenire in qualsiasi tempo, prima della parusia, a chiunque portando frutti apostolici, ascolta la Parola e mangia il Pane.

Il libro rimane aperto.
Nessun libro, nemmeno i Vangeli, può raccontare Gesù di Nazareth.
Non tanto per la quantità di fatti, ma per la profondità del messaggio.

Solo lo Spirito Santo può “spiegare” Gesù.

Ma quello che la terra e il cielo non possono contenere, può entrare nel cuore dell’umile.

DOPO LA LETTURA DEI VANGELI GESÚ DICE OGGI A ME: SEGUIMI! AMEN